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sabato, Luglio 27, 2024

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Visioni dell’Aldilà in provincia di Lecce


 Galatina – S. Caterina d’Alessandria – La grande visione dell’Apocalisse

Galatina è al centro del successo turistico del Salento. La particolare combinazione tra la cultura italico-bizantina, la greco-bizantina e la latina-normanna è la chiave di lettura della storia della città e del suo rapporto col territorio circostante. Cui si aggiunge l’essere la capitale del tarantismo e della musicoterapia grazie alla cappella di San Paolo e al Centro studi.

Galatina attrae dunque frotte di studiosi di antropologia, masse di giovani affascinati dalla Notte della Taranta nella Grecìa Salentina, ma soprattutto gli appassionati d’arte calamitati dalla maestosa Basilica di Santa Caterina d’Alessandria.

L’interno della Basilica è una immensa pinacoteca di affreschi, restaurati di recente, che rivestono pareti, pilastri, archivolti e soffitto e che sono opera della committenza di Maria d’Enghien nella prima metà del ’400. I cicli pittorici più rilevanti sono quello dell’Apocalisse, della Genesi, del nuovo Testamento, degli angeli, della vita di Santa Caterina, della vita di Maria e dell’infanzia di Cristo.

Il nostro percorso sulle visioni dell’Aldilà si concentra ovviamente sul ciclo dipinto dell’Apocalisse, che occupa uno spazio enorme, inconsueto. Si sviluppa sulle prime due campate laterali, a destra e sinistra della navata centrale, ivi compresi i risvolti dei finestroni, su tutta la controfacciata e sulla prima volta. La lettura degli affreschi si svolge in senso orario sulle tre campate e segue i sei registri sovrapposti, in progressione dal più alto al più basso.

Ecco l’ordine delle scene affrescate, con l’indicazione del riferimento ai capitoli e ai versetti del libro dell’Apocalisse.

Santa Caterina d’Alessandria Veduta d’insieme
  1. Visione introduttiva: il veggente di Patmos (Ap 1,9: Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos)
  2. Gli angeli delle sette chiese (Ap 1,20: le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese)
  3. Il Vivente pone la mano sul Veggente (Ap 1,17: Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra disse: “Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente”)
  4. Il Vivente (Ap 1,16: Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata)
  5. Il dramma della fine: scena introduttiva
  6. Dio siede in trono circondato dalla sua corte (Ap 4,2: Ed ecco c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto)
  7. La visione dei sigilli. I cavalieri dell’Apocalisse (Ap 6,1-7: Ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco…)
  8. La morte a cavallo (Ap 6,7: Ecco, un cavallo verde. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli inferi lo seguivano)
  9. I martiri chiedono vendetta (Ap 6,9-11: Vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso)
  10. Il sesto sigillo (Ap 6,12: L’Agnello aprì il sesto sigillo e vi fu un violento terremoto)
  11. Angeli trattengono i venti (Ap 7,1: Vidi quattro angeli, che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti, perché non soffiasse vento sulla terra)
  12. Angeli guerrieri (Ap 8,2: E vidi i sette angeli che stanno davanti a Dio)
  13. Scena apocalittica
  14. Danni provocati dal suono delle prime quattro trombe (Ap 8,7-12: Cadde dal cielo una grande stella ardente come una fiaccola)
  15. La quinta tromba. Viene aperto il pozzo dell’abisso (Ap 9,2: Aprì il pozzo dell’abisso e dal pozzo salì un fumo di una grande fornace e oscurò il sole e l’atmosfera)
  16. Sesta tromba. L’esercito dei cavalieri diabolici (Ap 9,17-19: E vidi nella visione i cavalli e i loro cavalieri: questi avevano corazze di fuoco)
  17. Scena apocalittica
  18. Misurazione del tempio (Ap 11,1-2: Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: “Alzati e misura il tempio di Dio”)
  19. Scena apocalittica
  20. Visione della donna e del drago (Ap 12,1-2: Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto)
  21. Il dragone (Ap 12,3-4: Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi)
  22. La fiera dalle sette teste (Ap 13,1-2: E vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi)
  23. Adorazione del dragone e della fiera (Ap 13,4: Allora la terra intera, presa d’ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia)
  24. L’Agnello con il suo seguito al Monte Sion (Ap 14,1-5: Ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo)
  25. I vincitori dell’Anticristo sul mare di cristallo (Ap 15,2: Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia stavano in piedi sul mare di cristallo)
  26. Sette angeli ricevono le coppe ricolme dell’ira di Dio (Ap 15,5-8: uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d’oro colme dell’ira di Dio)
  27. Il Veggente
  28. Le sette coppe vengono versate sulla terra (Ap 16: Partì il primo angelo e versò la sua coppa sopra la terra e si formò una piaga cattiva e maligna…)
  29. La preparazione della battaglia (Ap 16,16: E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn)
  30. Babilonia rasa al suolo (Ap 16,19: La grande città si squarciò in tre parti)
  31. Babilonia la prostituta (Ap 17,1-2: Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta. Con lei si sono prostituiti i re della terra)
  32. La donna a cavallo della bestia (Ap 17,3-5: Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, che era coperta di nomi blasfemi)
  33. Il castigo simbolico inflitto a Babilonia (Ap 18: È caduta, è caduta Babilonia la grande)
  34. Il Messia si presenta allo scontro decisivo (Ap 19,11-16: Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Veritiero; egli giudica e combatte con giustizia)
  35. Gli eserciti sono distrutti (Ap 19,17-21: Gli altri furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca del cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni)
  36. L’angelo sigilla il pozzo dell’abisso (Ap 20,1-3: E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell’Abisso e una grande catena)
  37. Gog e Magog assediano la città santa (Ap 20,9: Salirono fino alla superficie della terra e assediarono l’accampamento dei santi e la città amata)
  38. Satana rimesso in libertà guida i popoli di Gog e Magog (Ap 20,7-8: Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni che stanno ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra)
  39. La risurrezione universale e il giudizio finale (Ap 20,11-15: Il mare restituì i morti che esso custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere)
  40. La Gerusalemme celeste (Ap 21: Vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo)
  41. Il fiume dell’acqua della vita (Ap 22,1-2: E mi mostrò poi un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio).

Soleto – Chiesa di Santo Stefano – Il Giudizio Universale

Chiesa di S. Stefano Apocalisse

Soleto è il paese più interessante della Grecìa Salentina, una enclave linguistica situata a sud di Lecce nel cuore del Salento, dove si parla il griko, un dialetto ellenofono ereditato dalla Magna Grecia. Fondato dai Messapi e poi popolato dai coloni greci, Soleto deve molto agli Orsini del Balzo, sotto i quali divenne contea. La passeggiata nel centro storico, aperta dal varco della Porta di San Vito, fa incontrare i palazzi delle famiglie notabili e la guglia di Raimondello, il magnifico campanile della cattedrale. Ma il capolavoro di Soleto sono gli affreschi che rivestono interamente le pareti della chiesetta dedicata a Santo Stefano, il primo martire. Sulla controfacciata c’è una visione quattrocentesca del Giudizio universale, nutrita d’immagini bizantine e scritte in greco.

L’immagine del Giudice è stata dipinta – un po’ per necessità e un po’ per virtù – sul risvolto dell’occhio del rosone che dà luce alla cappella; si ha così la sensazione del ritorno parusiaco di Gesù dall’alto dei cieli e della sua apparizione ai fedeli in una “mandorla” non simbolica ma assolutamente realistica. Le sue braccia levate e lo strappo della tunica mostrano ai risorti le piaghe della passione. Lo affiancano, nel tradizionale ruolo di moderatori dell’ira e intercessori, la madre Maria e Giovanni il Battista. Ai fianchi del Giudice siedono i dodici Apostoli mentre al centro sono visibili i progenitori Adamo ed Eva, inginocchiati davanti all’altare con la Croce e gli altri strumenti della Passione (la colonna con la corda e le verghe della flagellazione, i chiodi, la canna con la spugna imbevuta nel secchio dell’aceto).

La scena della risurrezione dei morti è tra le più interessanti. A risvegliare i morti dall’eterno riposo è il suono potente delle trombe che chiamano al giudizio. Due angeli, con le ali serrate, vestiti di bianco e d’arancio, si lanciano verso la terra suonando le lunghe tubae. Coerentemente con la vicina ostensione della croce e dei segni della passione, le trombe sono adorne dai vexilla regis, citando l’antico inno latino: «vexilla regis prodeunt; fulget Crucis mysterium». Il primo effetto del suono della tromba è la risurrezione dei morti sulla terra, divorati dalle bestie feroci: la terra è personificata da una regina con mantello, scettro e globo che cavalca un leone; dietro di lei un lupo restituisce un braccio umano, un grosso serpente rigurgita una testa e un drago alato vomita una gamba e un piede. Il secondo effetto del suono della tromba è la risurrezione dei morti in mare, annegati e ingoiati dagli squali: il mare è simboleggiato da una regina nuda, a cavallo di un enorme pesce, seguita da squali marini che vomitano resti umani. Il terzo effetto del suono delle trombe è la risurrezione dei morti inumati: la scena è dipinta più in basso e vede un sarcofago bianco scoperchiato, dal quale si sollevano e fuoriescono gli scheletri dei risorgenti, a bocca aperta per la sorpresa e con le orbite rivolte verso l’apparizione del giudice.

Chiesa di S. Stefano – Apocalisse

Il giudizio individuale è affidato all’arcangelo Michele, il capo delle milizie celesti rivestito di una splendida armatura. Michele pesa le anime sulla bilancia a due piatti: il salvato è portato in cielo dagli angeli, mentre un diavoletto afferra o kleptos, il ladro condannato all’inferno.

Il Paradiso non costituisce una scena unitaria ma l’associazione di tre diverse immagini. La prima immagine è quella dell’empireo, del Paradiso celeste collocato su una nuvola affollata di beati in adorazione del Cristo parusiaco; è un paradiso rigidamente maschile, gerarchico e riservato ai clerici; si riconoscono un papa col triregno, due porporati, vescovi di rito latino e di rito greco, religiosi. La seconda immagine è quella del Paradiso terrestre, raffigurato come un giardino ricco di alberi frondosi, recintato da una torre e da mura merlate; secondo la Genesi biblica il giardino è chiuso e la sua porta è vigilata da un cherubino armato di spada fiammeggiante, dopo la cacciata dei nostri progenitori a causa del loro peccato originale; ma ora, con il ritorno di Cristo, si ristabilisce l’antica alleanza; San Pietro, cui Gesù ha dato le chiavi del regno dei cieli, sale la scala santa, riapre il portone del paradiso chiuso da un catenaccio e vi introduce Disma, il buon ladrone morto in croce sul Golgota, cui Gesù ha promesso la gioia del paradiso. La terza immagine paradisiaca è quella del seno dei Patriarchi: la fonte di questa immagine è la stessa parola di Gesù; il vangelo lucano racconta la parabola del povero Lazzaro e del ricco Epulone e riferisce che alla sua morte Lazzaro “fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo”; nell’affresco di Soleto vediamo il padre Abramo con Lazzaro incoronato di fiori tra le braccia, affiancato dagli altri due patriarchi Isacco e Giacobbe, anch’essi con animulae di beati in grembo.

L’Inferno è un assemblaggio di scenette che preludono alla visione di Lucifero nel fondo dell’abisso. La prima scenetta, molto gustosa, illustra il vizio dell’accidia: una coppia che indugia a letto sotto le coperte viene rudemente svegliata da un demonietto che ha in mano un ventaglio e che ricorda loro che alla domenica si osserva il precetto di andare a Messa e non si resta a dormire. La scena prosegue con una cavalcata demoniaca: sei grotteschi diavoli corrono verso la caverna infernale portando sulle spalle altrettanti peccatori, ben riconoscibili dalle scritte dei cartigli e dagli oggetti che caratterizzano la loro professione. Il primo è un cuoiaio; lo segue un oste con la brocca del vino adulterato; chiude il gruppo un giudice corrotto. Altri peccatori sono già caduti in mano ai diavoli: abbandonati gli strumenti di lavoro (le forbici del sarto, la zappa del contadino, il martello e l’incudine del fabbro, l’ascia del falegname, il piccone del tagliapietre), sono spinti dai loro infernali aguzzini nelle caverne fiammeggianti. In una caldaia bollente giace il ricco Epulone che si rivolge al Padre Abramo e chiede un goccio d’acqua refrigerante indicando la lingua riarsa. Un angelo di color rosso cupo, dall’espressione schifata, evita perfino di toccare con le mani gli eretici Ario, Nestorio e Sabellio e si accanisce contro di loro con un forcone spingendoli nel fondo dell’inferno.

E infine ecco Lucifero, in rilievo, che replica in modo speculare la postura di Abramo e coccola l’Anticristo cullandolo in grembo. Le tre facce o le tre fauci del Cerbero infernale sono rese da gigantesche teste canine che deglutiscono i peccatori.

di Carlo Finocchietti

Pubblicato il 13 dicembre 2022 alle ore 11:14

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