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giovedì, Maggio 2, 2024

C’era una volta… il tempo delle azioni consapevoli – di Maria Rita Pio

In una serata di primo fresco invernale, un pastore tornava dal pascolo con le sue pecore le sue capre e le mucche. L’aria profumava di freddo schietto e di legna bruciata nel focolare sotto ad un paiolo carico di promesse di cibo buono e caldo per l’anima. Il pastore si fermò a guardare il cielo che in quella serata era limpido e luccicante di stelle. Respirò profondamente chiudendo gli occhi e immaginandosi il momento esatto in cui avrebbe varcato la soglia di casa, finalmente. Aveva fame e tanta. Mentre si lasciava cullare da questo pensiero, aprì dolcemente gli occhi sognanti per poi sgranarli pieni di stupore rimanendo a bocca aperta a guardare il cielo che era diventato di diamanti brillanti che accompagnavano e attorniavano una scia luminosissima, che per uno strano motivo si era fermata sulla sua traiettoria. Cos’era? Uno di quei diamanti scese, sfiorando il suolo davanti a lui, e poté notare che quella luce era causata da un tastevin appeso al collo di un sommelier. Il sommelier con un cenno elegante della mano indico una strada e disse: “percorri fino al bivio che profuma di fiori e frutta rossa sfumatura, prugne sotto alcool e more, tu rotea a sinistra e quando senti nell’aria sentori di fiori gialli misti a frutti tropicali, note di ananas accentuate, fermati. Aspetta che la botte abbia finito di donare le sue note speziate di vaniglia, di tostato. Prendi tutto e carica su un carretto. Segui questa scia che ti porterà in una terra meravigliosa, bagnata da due mari dove la sua terra è generosa e unica. Percorrila tutta finché non arrivi al finibus terrae. In questo luogo comincia la magia dei due mari che si incontrano.

Il pastore chiese chi avrebbe dovuto incontrare e il maitre à penser, giunto poco dopo il sommelier, disse: “vada, vada e non chieda…capirà”. Il pastore pensò che qualcuno di speciale aveva incrociato la sua strada. Non si fece troppe domande e partì. Era di maniere educate e il suo pensiero comincio a formulare l’idea che comunque non si sarebbe potuto presentare a mani vuote. Durante il cammino giunto nella Daunia si recò presso il presidio slow food e comprò del formaggio podolico legato con dello spago e lo mise a cavalcioni sul cavallo. Soddisfatto disse:” lo chiamerò caciocavallo podolico del Gargano”. Si fermò a prendere le fave di Carpino altro presidio slow food. Il pastore comprava solo cose di eccellenza e nei presidi slow food. Non dimenticò le cozze di Taranto, le cipolle rosse di Acquaviva delle Fonti, le lenticchie di Zollino, il pane di Altamura, gli olii extravergini di oliva, il capocollo di Martinafranca. Magari un antipasto ci sta’ per sollevare gli animi, pensò non sapendo chi avrebbe incontrato e con quale umore. Pesce azzurro fritto in scapece, pittule, friselle, cozze gratinate e vari sott’oli di vegetali come i cardoncelli e le melanzane…e i dolci? Ma certo il dolce non può mancare e allora prese cartellate al vino cotto e al miele, porceddhuzzi, le tette delle monache, mostaccioli e l’immancabile “cupeta” o meglio il croccante alle mandorle e alle nocciole. Eppure qualcosa mancava, ma cosa. Il vino, mancava il vino, non ne aveva a sufficienza e trovandosi in zona di produzione del Primitivo e del Negroamaro visitò qualche cantina. Giunto in un grande piazzale si rese conto che la terra era finita c’era solo il mare, anzi due mari che si incontrano e danzano insieme. Era arrivato. Si trovava a Santa Maria di Leuca e piano piano la piazza cominciava a riempirsi di gente, Il pastore chiese il nome di quella terra lunga e meravigliosa che aveva attraversato, pianeggiante, collinare e a tratti montuosa e di straordinaria bellezza. Il suo viaggio era iniziato dall’area del Gargano passando per il Tavoliere delle Puglie, l’Arco Ionico tarantino, la terra di Bari, la valle d’Itria, l’arco subappennino dauno e il Salento.

Ma cosa l’aveva portato in quel luogo di straordinaria bellezza territoriale e storica? Tra la folla si fece largo il maestro concertatore della notte della taranta e chiese al pastore di risalire costeggiando il mare fino a raggiungere il punto più orientale del paese, la terra di Otranto vicino al faro in località Palascia. Quel luogo è il primo in tutta la penisola a vedere il sole sorgere. Lì con tutta la gente avrebbero aspettato la prima alba dell’anno nuovo, dando inizio all’alba dei popoli. Il pastore commosso da tutto quel calore e speranza sincera che quella gente straordinaria emanava, organizzò un banchetto di condivisione beneaugurante con tutta la gente che continuava ad arrivare. Si rese conto che quelle persone venivano da ogni luogo della penisola e anche da oltre suoi confini. Erano genti piene di nuovi pensieri e nuovo amore per la terra, quello giusto, quello sincero, quello rispettoso e consapevole.

Maria Rita Pio

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