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sabato, Aprile 27, 2024

Il tempo della giustizia – Intervista al Procuratore Generale della Repubblica della Corte di Appello di Lecce

Antonio Maruccia

Antonio Maruccia,  Procuratore Generale della Repubblica della Corte di Appello di Lecce. Già Commissario Straordinario del Governo per i beni confiscati alle organizzazioni criminali. Componente del Comitato di esperti della UIF (unità di informazione finanziaria), organismo nazionale che si occupa di lotta al riciclaggio e finanziamento illecito delle attività terroristiche.


 

Ci sono 3 gradi di giudizio in Italia. E servono in media 514 giorni per concludere il primo grado, quasi mille (993) per il secondo e 1442 per il terzo. In totale quindi poco meno di tremila giorni (2949) corrispondenti quasi a 8 anni.  Come mai? La Puglia conferma questa media?

I tre gradi di giudizio riflettono la tradizione di garanzia propria della nostra civiltà giuridica e rappresentano il tentativo di far coincidere la verità emergente dal processo con la verità storica. La lunghezza del processo è una caratteristica antica dell’esperienza italiana e rimanda alla scarsità e alla inadeguatezza dei mezzi e delle risorse poste a disposizione della giurisdizione del potere esecutivo che, ai sensi della Costituzione, deve assicurare i servizi necessari. La Puglia e il distretto della Corte di Appello di Lecce, rispettano il medesimo trend, benché la magistratura sia impegnata ad affrontare una criminalità organizzata diffusa e pericolosa. Un impegno che ha portato, negli ultimi anni, a ristabilire condizioni accettabili e apprezzabili di convivenza sul piano della sicurezza pubblica e della qualità di vita dei cittadini pugliesi e salentini in particolare.

La media dei Paesi membri del Consiglio d’Europa è invece di 233 giorni in primo grado, 244 in secondo grado e 238 in terzo. In totale poco più di due anni. Perché questa differenza?

La magistratura italiana ha richiesto di poter operare per garantire la ragionevole durata del processo ed ha assicurato livelli di produttività per ciascun magistrato di molto superiori a quelli propri dei colleghi degli altri Paesi europei. Ciò non di meno, i tempi della giustizia italiana sono decisamente più lenti – appunto mediamente 8 anni per i tre gradi di giudizio contro i 2 anni necessari per la definizione dei processi negli altri Paesi europei – anche per la farraginosità delle procedure ma, soprattutto, per la scarsità delle dotazioni materiali, informatiche e di personale.

In Italia si aprono più processi civili di quanti se ne aprano in Francia, Spagna e Gran Bretagna messe insieme (Davigo). Perché?

Le ragioni rinviano a causa di natura strutturale e ai diversi modelli di relazione tra i cittadini e tra i cittadini e lo Stato. Da questo punto di vista la capacità di risposta alla domanda di diritti dei cittadini da parte della pubblica amministrazione è sicuramente diversa in Italia rispetto agli altri Paesi e questo può rappresentare, tra le tante, una spiegazione del maggiore ricorso alla giurisdizione, civile in particolare. Va anche sottolineato che nel nostro Paese il numero degli avvocati non ha confronto con quello degli altri Stati europei. Nella sola Provincia di Lecce sono iscritti all’ordine degli avvocati mi pare oltre 4200 professionisti.

Stiamo dedicando questo numero della nostra rivista In Puglia Tutto l’Anno all’elogio del TEMPO e al suo valore. Proviamo a sdrammatizzare: più tempo passa e meno si ha voglia di rivalsa. La lentezza della giustizia in Italia potrebbe disincentivare la tendenza a fare cause e quindi a ridurre il numero delle stesse?

Occorre dire che la tendenza della legislazione va nel senso di limitare il ricorso alla giustizia civile, attraverso procedure conciliative precontenziose. Così è per l’esperimento  del tentativo di conciliazione, divenuto obbligatorio prima di intentare la causa civile. Vi sono, poi, tutta una serie di procedure a tutela dei consumatori che possono essere esperite per la tutela dei propri diritti: penso all’arbitro finanziario, all’arbitro bancario e, prossimamente, a quello assicurativo. In altre parole, bisogna incidere sulla domanda di accesso alla giustizia civile trovando, soprattutto per le cause seriali, soluzioni di garanzia dei diritti al di fuori e prima del processo vero e proprio.  La rinuncia a fare la causa per la sfiducia nei tempi di definizione del processo rappresenta indubbiamente una sconfitta per tutti.

Tre anni di pandemia hanno peggiorato la situazione? Ci sono ipotesi di soluzione? Quali possibilità con la riforma Cartabia?

La pandemia ha messo a dura prova il funzionamento del sistema giustizia ma la risposta è stata davvero straordinaria grazie alla collaborazione dell’avvocatura e dei dipendenti amministrativi con i magistrati. Lo sviluppo delle modalità informatiche nello svolgimento delle attività giudiziarie, verificatosi durante il periodo del covid costituisce un patrimonio che il legislatore ha poi utilizzato in prosieguo, anche nella riforma Cartabia, per accelerare le procedure e ridurre tempi e costi della giustizia.

Il PNRR permetterà di affrontare il problema?

Il PNRR ha posto al sistema giustizia obiettivi di particolare impegno sia nel settore civile che nel settore penale richiedendo la riduzione dell’arretrato e la velocizzazione dei tempi di celebrazione dei processi. I risultati che si sono conseguiti in questo periodo sono soddisfacenti e permettono di guardare con fiducia al futuro. Nel distretto della Corte d’Appello di Lecce e, in particolare nella città capoluogo, i dati comunicati dagli uffici sono in media, in qualche caso migliori, rispetto a quelli nazionali e ciò grazie ad un sapiente utilizzo dei “funzionari per l’ufficio del processo”, che sono stati assunti proprio in vista del raggiungimento degli obiettivi posti dal PNRR.

La cittadella della Giustizia nel Salento. È un suo obiettivo. Farà in TEMPO?

La Città della giustizia è un obiettivo di tutta la comunità giudiziaria per assicurare ai cittadini e agli addetti un ambiente di lavoro adeguato con edifici moderni, green e funzionali allo scopo di garantire i diritti. Tuttavia, i tempi di realizzazione dell’opera non sembrano brevi. Nonostante l’impegno.

Intervista di Lucio Catamo


NB Le immagini sono state realizzate da Mario Blasi con il “riempimento generativo” della grafica AI,  interrogando il sistema con topic come “giustizia” e “lentezza”.

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