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giovedì, Aprile 25, 2024

Intervista a Gabriella Genisi

La sua sbirra barese Lolita Lobosco, nei cui panni si è calata con una perfezione (quasi) madrelingua la bella e brava Luisa Ranieri, ha sbancato prima le librerie, poi la tivù. Anche se, come spesso succede non questi casi, difficile dire se fondamentale per aprire un vero o proprio caso editoriale sia stato l’uovo-libro o la gallina-fiction: diremo insomma di un reciproco aiuto.  Ma di certo Gabriella Genisi, scrittrice nata a Mola di Bari nel 1965, ha avuto frecce sufficienti al proprio arco per far innamorare della bella poliziotta in Louboutin niente meno Luca Zingaretti, che ha deciso di produrre la serie. Inscenando un “matrimonio” ideale perfetto tra Sicilia e Puglia: di là Salvo Montalbano e i suoi arancini, di qua Lolita Lobosco e gli spaghetti all’assassina.

Domanda di prammatica: come si diventa una scrittrice di successo? 

“Non c’è un’unica strada, si può arrivare facendo parte di un progetto letterario che parte da una scuola di scrittura o dalla scelta di un editore. Oppure credendo fortemente ai propri sogni e costruendo una rete di lettori con la pazienza di un ragno”.

La pugliesità è un limite o una scorciatoia, in questo periodo storico?

“C’è molta attenzione alla Puglia letteraria e turistica, ormai da molti anni a questa parte, ma la pugliesità non è sufficiente a decretare il successo di un libro. Contano le storie, i personaggi, il mondo parallelo che lo scrittore riesce a costruire e che irretisce il lettore, lo incolla alle pagine”.

Come spiega il successo generale dei libri e dei film che hanno come protagonista esponenti delle forze dell’ordine? Gli italiani sono legati a queste figure istituzionali o cosa?

“E’ il fascino innegabile del bene che sovrasta il male, in un momento storico con poche certezze, dove nulla va come dovrebbe andare. Talvolta, almeno nello spazio di un libro o di una fiction, amiamo il finale consolatorio”.

 In cosa Lolita Lobosco è diversa dagli altri commissari di polizia, a parte la sua femminilità prorompente? 

Ranieri, Sgueglia @ducciogiordano

“Lolita Lobosco, a parte una poliziotta creata da Silvana La Spina nel 2007, è stata la prima commissaria della letteratura poliziesca italiana. Non scimmiottava le poliziotte americane e si teneva stretto il suo essere donna, anche in commissariato. Riteneva la diversità di genere un punto di forza, non di debolezza. Ha scelto di non omologarsi”.

E quale differenza con Chicca Lopez, ultima sua creatura letteraria, oltre al fatto che la prima è barese e la seconda è leccese?

“Sono personaggi completamente diversi, per età, carattere, orientamento sessuale, rete familiare. Hanno però un tratto che le accomuna: un forte senso di Stato e di Giustizia”.

Lolita è ormai una star in Italia… lo diventerà anche all’estero?

“La fiction è stata già trasmessa in venti Paesi in tutto il mondo, sarebbe bello riscuotesse lo stesso successo ottenuto in Italia”.

di Leda Cesari

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