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giovedì, Aprile 18, 2024

Maria Rosaria Bottazzo – Dirigente Liceo Scientifico e Linguistico “Antonio Vallone” – Galatina (LE)

Viviamo un momento drammatico, lungo già più di un anno, costretti al lockdown in tutto il mondo. Come lo sta vivendo il mondo scolastico? Quello della Puglia in particolare?

È stato un anno difficile. Ed ora tutti stiamo vivendo giorni indefiniti e indefinibili in cui la complessità del vivere che si annida dentro di noi ci assedia anche dall’esterno, mettendo in pericolo equilibri, rapporti, prospettive e significati.

Questi ultimi mesi sembrano quasi contrapporsi a quelli che hanno preceduto l’estate. Il primo lockdown ha colto tutti di sorpresa e ovunque ci siamo stretti in un grande abbraccio, ci siamo cercati, abbiamo esorcizzato le nostre paure cantando sui balconi, abbiamo rispettato le regole, abbiamo ripescato hobby che avevamo messo da parte, abbiamo inventato pensieri nuovi, dato spazio a sentimenti inediti e persino… creduto in un futuro migliore.

Temo che in questa seconda, lunghissima fase, fatta essenzialmente di “ondate”, “picchi” e “curve” che si rincorrono, abbiamo un po’ perso il senso dell’essere insieme.

La scuola? La scuola ha riprodotto al suo interno le grandi contraddizioni che hanno attraversato il pianeta: all’inizio ha tirato fuori energie incredibili, che forse non sapeva neanche di avere e, nel giro di pochi mesi, è stata protagonista di una rivoluzione culturale e tecnologica senza precedenti.

Senza la situazione di emergenza ci sarebbero voluti decenni per realizzare un cambiamento così radicale nella didattica quotidiana!

Ho visto docenti che, a pochi mesi dalla pensione, si sono attrezzati adeguatamente per mantenere il contatto con le classi, portare avanti i percorsi progettati e soprattutto per sostenere i ragazzi più fragili. Ho assistito a trasformazioni incredibili: le persone si sono re-inventate, hanno seguito corsi di formazione online, hanno acquistato videocamere, microfoni, cuffie. Hanno dato davvero il massimo. E lo hanno fatto anche gli studenti, se pur destabilizzati. Poi c’è stato il lavoro massacrante dei mesi estivi per mettere gli ambienti in sicurezza. E a settembre le scuole hanno riaperto i loro cancelli. Gli studenti sono tornati. Abbiamo ripreso con tante speranze. Dopo un mese però, qui in Puglia, è ricominciata la didattica a distanza. Praticamente è dal 24 ottobre 2020 che nelle Scuole Secondarie di 2° grado non vediamo la totalità degli studenti in presenza. È una grande dolorosa sconfitta!

I danni economici sono sicuramente gravi e con ripercussioni a lungo termine. Quali sono i danni alla crescita culturale dei nostri giovani?

Incalcolabili! Tuttavia credo che non sia la Didattica A Distanza (DAD) a provocarli. La DAD, almeno nella scuola secondaria di secondo grado, ha rappresentato uno strumento straordinario di crescita per ogni studente, oltre che per ogni docente.

I nostri ragazzi, con la DAD, hanno avuto e hanno la possibilità di maturare e affinare competenze che, in un futuro non molto lontano, potranno spendere sia in ambito universitario, che nel mondo del lavoro.

E tuttavia c’è tutta una retorica che ha dominato la stampa, i social e le televisioni in cui non si è fatto altro che demonizzare la DAD.Penso che questa “cultura del lamento” stia impedendo ai ragazzi di cogliere pienamente la portata e le potenzialità di questa esperienza e li stia spingendo verso una sorta di disimpegno, tanto generalizzato, quanto pericoloso.La conseguenza è che il vuoto culturale sta raggiungendo dimensioni senza precedenti.

Gli adolescenti, i giovani in generale, sono il futuro, nostro e loro. Ma: come vivono il presente?

Ho l’impressione, a volte, che un numero non trascurabile di giovani stia giocando al ribasso e che, in questa situazione in cui le forme di controllo sono più blande, si stiano facendo catturare dalla pigrizia e dalla rinuncia, con la complicità di una retorica che ci porta a compatirli e a sottolineare ciò che hanno perso e non ciò che hanno.In Puglia, quando i ragazzi e le famiglie hanno avuto la possibilità di scegliere tra la didattica in presenza e quella a distanza, hanno scelto quest’ultima.C’è da chiedersi perché.

Le ripercussioni psico-attitudinali sono immense. Come state sostenendo i vostri ragazzi? 

L’istituzione scolastica ha attivato un servizio di sostegno psicologico on line che permette a studenti, genitori e docenti di porre problemi, chiedere consigli e chiarimenti e ottenere indicazioni per far fronte a situazioni di criticità.Tuttavia, credo che una forma di sostegno irrinunciabile sia la presenza costante dei docenti, l’interazione con le classi, i colloqui con i genitori. La scuola c’è! Comunque!

Quali proposte/consigli si sente di dare da Preside?

Più che da “Preside” vorrei dire qualcosa da “persona di scuola”. E i consigli/proposte che vorrei far arrivare sono essenzialmente tre. E a tre destinatari diversi.

Il primo lo riservo a chi gestisce la comunicazione di massa e in particolare le trasmissioni televisive. A loro direi, da persona di scuola, che non si comprendono le ragioni per cui quando si parla di contagi ed epidemie si invitano (giustamente) gli epidemiologi; quando si parla di economia si invitano (giustamente) gli economisti; quando si parla di urbanistica si invitano (giustamente) ingegneri e architetti; quando si parla pizze si invitano (giustamente) i pizzaioli; ma quando si parla di scuola si invitano (INGIUSTAMENTE) epidemiologi, economisti, architetti, pizzaioli, ma anche opinionisti, psicologi, vallette, cantanti, giornalisti, ma… non si invitano coloro che la scuola la fanno ogni giorno, ovvero: gli insegnanti, i dirigenti scolastici, gli studenti, i collaboratori scolastici che forse… avrebbero qualcosa di sensato da dire. La scuola sembra essere qualcosa di indefinito, qualcosa di cui tutti sanno tutto, su cui tutti hanno qualcosa da dire, su cui tutti si sentono autorizzati a parlare. Non si è ancora compreso che la scuola è un universo complesso, delicato e indispensabile che va “maneggiato con cura” e non certo con l’approssimazione con cui se ne è parlato in questi mesi.

Il secondo lo riservo ai genitori e ai politici. A loro voglio dire che la scuola non può essere solo un ammortizzatore sociale, né un luogo in cui parcheggiare bambini. La scuola è il luogo della cultura e, in quanto tale, non può essere “sbranata” come è stato fatto in questi mesi e non può essere privata delle sue finalità istituzionali.

Il terzo lo riservo agli studenti. A loro voglio solo dire di non pregiudicarsi il futuro. Il loro futuro. Che è quello dell’intera umanità.

A cura di Gioia Catamo

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