16 C
Lecce
giovedì, Marzo 28, 2024

Dott. Tommaso Sacquegna – Neurologo

Tommaso Sacquegna

Medico – Neurologo.

Nato a Lecce, specializzato in  Neurologia a Bologna.

Primario di Neurologia dell’Ospedale  Maggiore di Bologna e Direttore di Dipartimento dal 1990 al 2013. Già Professore a contratto nella scuola di specializzazione di Neurologia e Vice Presidente della Società Italiana di Neurologia. Autore di numerose pubblicazioni a stampa su riviste nazionali e internazionali soprattutto nel campo delle cefalee e delle malattie cerebro vascolari. 

Perché la scelta di studiare proprio a Bologna, quali opportunità Le ha offerto?

Dopo la maturità classica al Liceo Palmieri di Lecce, mi iscrissi, per tradizioni familiari, alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università  di Perugia. Ma “galeotta” fu la relazione sentimentale con una compagna di liceo, Nadia, che si era iscritta all’Università di Bologna. Così dopo pochi mesi mi trasferii a Bologna. Nadia è stata ed è la mia compagna e sposa da quasi 50 anni e Bologna la città nella quale ho potuto realizzare una lunga e ricca esperienza professionale. Nella Clinica Neurologica diretta dal prof. Lugaresi, ho iniziato il mio “apprendistato” di  neurologo, come clinico e ricercatore, e dagli anni Novanta il mio ruolo di Primario di Neurologia dell’Ospedale Maggiore e di Direttore di Dipartimento mi ha portato a svolgere importanti compiti organizzativi nel campo delle malattie cerebrovascolari.

La ripresa da questo “trauma collettivo” sarà un percorso importante da affrontare: quali, da esperto, i primi passi da affrontare?

Questa pandemia è stata un fenomeno inedito per la nostra generazione post-bellica, e per la collettività inaspettata, le cui conseguenze di restrizione delle libertà, lontananza fisica, durata imprevedibile (emergenza sanitaria ed economica di inaudito impatto) hanno causato reazioni individuali che variano dalla negazione/riduzione della gravità della minaccia a comportamenti non adeguati /irrazionali. Il ricorrere di questo trauma collettivo può aumentare il rischio di una sindrome da stress post traumatica nelle persone più vulnerabili. Certamente,  il fatto di avere amici o una famiglia e in generale una buona integrazione sociale è un fattore protettivo. A livello individuale possono essere utili le tecniche di meditazione, mindfulness e supporto psicologico. Ma il principale supporto psicosociale sarà dato dalla continuità lavorativa, scolastica e di relazionalità.

Nel corso dei suoi studi e delle sue esperienze qual è stato il settore della neurologia che l’ha impegnata di più?

La mia storia professionale, per ricordare alcuni punti salienti, può essere divisa in due periodi.

Nel primo periodo, in Clinica Neurologica, l’interesse è stato soprattutto rivolto alla clinica e alla ricerca nel campo delle cefalee. Sono stato Responsabile del Centro Cefalee di Bologna e ho organizzato e partecipato come relatore a numerosi congressi in Italia e all’estero.

Nel secondo periodo, dagli anni ‘90 fino al 2013, come  Primario di Neurologia ho organizzato nell’ospedale Maggiore la prima Stroke Unit di Bologna, ho iniziato la terapia trombolitica nell’ictus, e pianificato il sistema di accesso dedicato all’ictus.

Come ha conciliato il suo rapporto con il Salento e la sua attività professionale in questi anni? Ritorna spesso?

Solo l’entusiasmo della giovinezza ha permesso di lasciare una Lecce solare, barocca e di vivere  in una Bologna gotica, in quegli anni con inverni di nebbia e di neve. Ma sono sempre ritornato e ancora ritorno per le festività e le vacanze estive a Lecce e ai miei mari. Sempre più innamorato con il passare degli anni dei nostri paesaggi, dei colori, e di Lecce sempre più bella e continuamente da riscoprire.

Molti pazienti vengono per Lei dal Salento a Bologna per una visita e un suo parere. Non sarebbe il momento di invertire questo flusso come proponiamo nel progetto Salute e Turismo nel Salento con il fine di valorizzare le tante offerte autoctone? Cosa pensa del Progetto Salute e Turismo nel Salento?

Il Salento, e la Puglia in generale, oggi hanno largamente corretto quelle situazioni sanitarie che in passato hanno comportato “migrazioni sanitarie” al nord. Per questo il progetto Salute e Turismo nel Salento può rappresentare una opportunità per valorizzare risorse e competenze, anche di ritorno, e in tal senso merita una particolare attenzione.

A cura di Gioia Catamo

Related Articles

Ultimi Articoli