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I miti “raccontati” da alcuni siti dal Gargano a S. Maria di Leuca

da “Puglia tutto l’anno” aprile 2020
Nel 1973 D.B. Vitaliano, nel suo pionieristico libro “Legends of the Earth: their geologic origins” (Leggende della Terra: le loro origini geologiche), conia il termine Geomitologia per riferirsi allo studio di miti, racconti folkloristici e leggende che recano il ricordo di fenomeni naturali accaduti nel passato. Questo approccio è stato accolto favorevolmente da molti studiosi, che, sul solco tracciato dalla Vitaliano, hanno cominciato a indagare miti e leggende con uno sguardo volto a individuare nei racconti le tracce di una conoscenza geologica pre-scientifica. Il presupposto teorico è che l’uomo abbia da sempre cercato di dare una spiegazione ai fenomeni geologici a cui assisteva e che, soprattutto di fronte a una grande catastrofe, abbia avuto la necessità di perpetuare il ricordo del pericolo e delle strategie di sopravvivenza. Queste istanze, in società fondate sull’oralità, sarebbero quindi convogliate nel patrimonio culturale delle comunità nella forma più adatta alla recitazione e alla trasmissione: i miti e le leggende.

In Puglia sono numerosi i luoghi in cui i fenomeni geologici hanno suscitato la nascita di miti e leggende. Da nord a sud si possono segnalare la leggenda di Matilde di Canossa a Lesina, l’apparizione di San Michele Arcangelo sul Promontorio del Gargano, l’origine del Monte del Diavolo a Manduria, la genesi del Masso della Vecchia di Giuggianello e la fondazione del Santuario di Santa Maria di Leuca.

Matilde di Canossa e Lesina

L’area costiera di Lesina è stata interessata storicamente da forti terremoti alcuni dei quali accompagnati da rapidi sollevamenti ed abbassamenti della superficie topografica nonché da eventi di maremoto. In questo territorio fortemente sismico nasce la leggenda della Grancontessa Matilde di Canossa che nell’anno 1089 decide di recarsi in pellegrinaggio via mare con la sua corte verso il santuario di Monte Sant’Angelo. Nel suo lungo viaggio fa tappa a Lesina e accetta l’ospitalità del conte normanno Petrone e dei suoi cavalieri. Questi ultimi però, di notte, attentano alla virtù delle damigelle di Matilde costringendo la corte ad una fuga precipitosa. Matilde si vendicherà dell’affronto subito producendo un repentino sollevamento delle acque del lago di Lesina e l’annegamento dei cavalieri normanni. Recenti studi geomorfologici permettono di interpretare questa leggenda come il probabile ricordo di un fenomeno di inondazione legato ad un evento di subsidenza cosismica o/e ad un maremoto che interessò l’area di Lesina durante un forte terremoto verificatosi alla fine dell’XI secolo.

L’ apparizione di San Michele Arcangelo

Il santuario di Monte Sant’Angelo, sul Promontorio del Gargano, fu costruito sul luogo dove avvenne l’apparizione dell’Arcangelo Michele, tradizionalmente datata alla fine del V sec. Il santuario ha svolto un ruolo cruciale nella conversione dell’Europa pagana, divenendo anche la principale meta di pellegrinaggio in Europa nell’Alto Medioevo. La figura altamente sincretica dell’Arcangelo guerriero, vincitore del dragone, ha infatti facilitato la conversione sia dei miti greco-romani che di quelli nordici Longobardi. Le origini geologiche del santuario sono dichiarate nella leggenda, che descrive un forte terremoto associato all’apparizione ed il successivo rinvenimento di particolari tracce nella roccia nella zona epicentrale: le “orme dell’Arcangelo”, ossia le spaccature nella roccia conseguenti al sisma. La descrizione degli effetti del terremoto trova chiari riscontri geologici nell’area del Santuario che permettono di stimare una intensità del terremoto legato all’apparizione di San Michele di gran lunga superiore alla massima registrata storicamente nell’area. Il terremoto riportato nella leggenda sembra quindi essere l’unica descrizione di un evento documentato dalle evidenze geologiche.

Il Monte del Diavolo a Manduria

Il paesaggio delle Murge Tarantine è segnato da un rilievo isolato dalla forma e dal nome singolare, il Monte del Diavolo. Si tratta di un piccolo rilievo grossomodo conico che si eleva una ventina di metri dalla piana circostante raggiungendo alla sommità la quota di 115 m. La formazione di questo strano rilievo è legata alla presenza di brecce fortemente cementate che riempivano una antichissima cavità carsica. Queste rocce, molto più resistenti di quelle intorno, sono rimaste in rilievo man mano che i processi di erosione determinavano il progressivo abbassamento della superficie topografica. Secondo le locali leggende fumi e strane luci sarebbero provenute dalla sommità del rilievo, per questo ritenuto “diabolico”. Uno dei primi studiosi della geologia del Salento, il conte Michele Milano, sulla base di questi fenomeni e della sua singolare morfologia attribuì erroneamente la sua origine a fenomeni vulcanici

Il Masso della Vecchia a Giuggianello

Alcuni massi scagliati dai Giganti nella loro furibonda battaglia contro gli Dei dell’Olimpo sarebbero caduti a Giuggianello, in corrispondenza di una dorsale poco rilevata localmente denominata Serra. Uno di questi massi costituiva il giaciglio di una vecchia strega, moglie de “lu nanni vorcu” (un terribile orco ghiotto di bambini).  La strega custodiva un meraviglioso tesoro costituito da una chioccia con sette pulcini d’oro che chiunque avrebbe potuto far suo se fosse riuscito a sollevare l’enorme masso con un dito nel giorno di San Giovanni. Per tutti coloro sprovvisti di una forza erculea, invece, sarebbe stato sufficiente pena la pietrificazione. In realtà i massi della Vecchia sono delle particolari forme carsiche modellate nella Pietra Leccese che si sono sviluppate sotto una copertura di suolo. La recente attivazione di numerosi inghiottitoi carsici nell’area ha determinato il richiamo verso il basso della copertura e la venuta a giorno di queste singolari forme del paesaggio.

Il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae

Le origini del santuario sono indissolubilmente legate ad un evento catastrofico che interessò in epoca antica l’intero bacino del Mediterraneo orientale. Nel 365 d.C., infatti, si verificò un terribile terremoto con epicentro ubicato nel braccio di mare a sud dell’isola di Creta e magnitudo stimata tra 8.3 e 8.5. A Creta il movimento tellurico provocò il rapido sollevamento della costa sino a 9-10 m di altezza. Molte città dell’isola furono distrutte; furono registrati danni anche nel Peloponneso (Patrasso e Olimpia) e nell’isola di Cerigo. Il maremoto prodotto dal sisma si abbatté sulla costa meridionale di Creta producendo una inondazione che si spinse sino a 9 m di quota. Il maremoto si propagò nel Mediterraneo Orientale fino a Cipro e in Palestina verso est, alle coste della Calabria e della Sicilia verso ovest, e verso sud in Tunisia, in Tripolitania a Leptis Magna e a Sabratha, in Cirenaica, ad Apollonia (dove l’inondazione raggiunse quota 15 m), a Cirene e ad Alessandria d’Egitto. In quest’ultima località, Ammiano Marcellino, uno storico presente all’evento che definì “il giorno dell’orrore”, indica un innalzamento del livello del mare sino a 12 m. di quota con la conseguente inondazione di una porzione di piana costiera ampia circa 2 km. Le vittime furono circa 45.000 in tutto il Mediterraneo, di cui circa 5.000 nella sola Alessandria.La comunità costiera di Leuca fu testimone di questo terribile evento e attribuì lo scampato pericolo alla intercessione della Vergine Maria. Da qui la decisione di erigere in quel luogo simbolico un santuario a lei dedicato.

Miti e leggende di Puglia si rivelano quindi utili ad arricchire l’offerta turistico-culturale della regione costituendo nel contempo uno strumento formidabile per trasmettere utili informazioni geologiche alle comunità locali frequentemente non consapevoli della locale pericolosità geologica.

di Paolo Sansò


Paolo Sansò è professore associato di Geografia fisica e Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali del- l’Università del Salento. Svolge attività didattica nell’ambito del corso di laurea triennale in Scienze e Tecnologie dell’Ambiente e della laurea magistrale in Scienze Ambientali. Si è interessato ai differenti aspetti della geologia ambientale, ha sviluppato ri- cerche sull’evoluzione del paesaggio costiero pugliese in risposta alle variazioni del livello del mare, del clima e delle attività antropiche nel corso dell’Olocene; ha studiato  i fenomeni di erosione costiera, gli effetti di maremoti verificatisi in epoca storica, i fenomeni di crollo e di alluvionamento legati all’evoluzione del paesaggio carsico.

I risultati delle ricerche sono riportati in numerose pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali.

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