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mercoledì, Aprile 24, 2024

Con un passo nella tradizione, puntando sull’innovazione per nuove e accattivanti sonorità

L’impresa di Biagio Panico e del figlio Lorenzo, due generazioni di costruttori di tamburelli

Nel laboratorio a Torrepaduli, nel luogo del tamburello per antonomasia, Biagio da anni si occupa della costruzione di tamburelli, adesso è il figlio Lorenzo che prosegue il lavoro di ricerca e sperimentazione, puntando sulla qualità e il mercato internazionale. Padre e figlio raccontano la loro esperienza imprenditoriale.


Lorenzo e Biagio Panico

Come nasce la sua attività?

Biagio – Devo tutto all’incontro con Ada Metafune, la mia compagna, è di Torrepaduli e balla la pizzica sin da adolescente.

In che modo la Pizzica è legata a Torrepaduli?

B.- Per me il movimento della Pizzica è nato qui. Ogni anno nella notte tra il 15 e il 16 agosto, durante le celebrazioni della festa patronale di San Rocco, musicisti e ballerini di pizzica si danno appuntamento per ballare sino al mattino davanti alla cappella. Formano la “Ronda”: i suonatori di tamburello si dispongono in cerchio per consentire al centro l’esibizione di chi spontaneamente balla la pizzica o la danza scherma.

Lorenzo -Ci tengo a precisare che Torrepaduli non è mai stato un paese di costruttori di tamburello, non creiamo un falso mito. Non è come Scapoli, il paesino in provincia di Isernia, dove da secoli si fabbrica e si suona la zampogna. Lì solo in seguito la festa è diventata occasione di ritrovo per tutti gli zampognari.

Torrepaduli è, quindi, un luogo di pellegrinaggio dove a ritualità si manifesta…

  1. L. – Una ritualità, laica per non dire profana, svolta nel mezzo delle funzioni religiose e davanti alla cappella di San Rocco. Le ronde si costituiscono spontaneamente verso la mezzanotte e si suona e si balla la Pizzica anche oltre le otto del mattino. Anticamente si ballava solo la danza scherma o pizzica scherma o danza dei coltelli fino alle sei.
  2. B. – Ai miei tempi la tradizione, come in tutti i riti popolari, aveva un suo codice normativo e voleva la conclusione delle danze al primo suono della campana della cappella, in coincidenza dell’inizio della messa, per una questione di rispetto verso i fedeli. Poi si continuava a ballare in piazza dei Carmelitani. Oggi le ronde, magari anche ignare dell’usanza, continuano senza interruzione.
Tamburelli di Pizzica

C’è un nesso tra San Rocco e la danza scherma?

L. – Basato su ipotesi fantasiose secondo me. La leggenda vuole che San Rocco da Montpellier, essendo di famiglia nobile, tirasse di scherma e insegnasse quest’arte: la notte di San Rocco gli schermidori particolarmente devoti, di origine Rom e salentini, mimano con le mani l’ondeggiante minaccia del coltello nell’atto della sfida.

Claudio Giagnotti (Claudio Cavallo – Mascarimirì)

Nasce in quel periodo la sua amicizia con Cavallo, alias Claudio Giagnotti di origine Rom, noto musicista di Pizzica e grande interprete di tamburello.

B.- Tra i tiratori di scherma salentini e Rom, ci sono delle differenze sostanziali. I primi li trovo più statici, quasi meccanici, i secondi sembrano libellule, hanno una grazia nei movimenti che è un’emozione vederli, come se avessero questa danza nel sangue. Negli ultimi anni la loro presenza è sempre più scarsa, ma c’è sempre qualcuno che rinnova la tradizione nella notte di San Rocco.

Tornando al tamburello…

B.- Per curiosità ho chiesto ad Ada da dove provenissero, chi li produceva. E l’ultimo costruttore di tamburelli rimasto attivo negli anni ’80 era “Mesciu Ninu” di Nociglia. Uscendo dal suo laboratorio l’accordo tra noi era che dovevo vendergli una trentina di strumenti a San Rocco. Non è stato difficile, operazione non rilevante economicamente, ma la mia intuizione di metterli sulle bancarelle della festa è stata di enorme importanza. Dopo un paio d’anni, Luigi Chiriatti ricercatore e portatore della tradizione culturale salentina mi ha stimolato a produrne in proprio, e così ho iniziato.

Tamburello con dedica di Alfio Antico

È in quel periodo che esplode il movimento della Pizzica?

B.- Sì, a Torrepaduli si riunivano Pino Zimba, Gigi Toma degli Alla Bua, Luigi Chiriatti, Lamberto Probo e Donatello Pisanello degli Officina Zoé, Claudio Cavallo, Giorgio di Lecce, l’ambiente della Pizzica a 360 gradi, inizio anni ’90. In quegli anni ci siamo messi un po’ tutti in gioco: con la musica, con il teatro, con la danza, con la ricerca sul campo o di tipo accademico. Io con la costruzione dei tamburelli. C’era il fermento che ha prodotto lustro e notorietà al movimento della Pizzica.

Tamburello accordabile in ulivo

All’inizio costruivo solo da aprile ad agosto, in procinto della festa di San Rocco. Dopo qualche anno, non senza qualche disapprovazione famigliare, decisi di dedicarmi a tempo pieno. È stata una sfida, una scommessa, che oggi dico vinta. Io e mio figlio siamo una piccola azienda che vende in tutto il mondo.

Quali sono i materiali usati per la costruzione?

  1. B. – Per il tamburello tradizionale sono sempre gli stessi. Abbiamo adottato una variazione solo nei sonagli, prima pezzetti tondi di latta, ricavati da scatolame di banda stagnata, da barattoli di sarde in salamoia, oggi quasi introvabili. Adesso invece usiamo banda stagnata, ricavata dello scatolame di latta dei pelati, sempre da materiale di recupero comunque. Per il cerchio o corona si usa il legno di faggio e il pellame, che dà l’accattivante sonorità, dalle pelli di capretto, che conciamo in proprio rigorosamente a mano. Lorenzo, invece, si occupa delle innovazioni.
  2. L. – Oltre ai modelli tradizionali, che possono variare per diametro, profondità della cassa, materiale dei sonagli, per i quali usiamo anche l’ottone, storicamente mai utilizzato, adesso, grazie all’entrata in scena di nuovi musicisti, si è aperto un mondo. Che facciano musica popolare o no, usano il tamburello per diversi generi musicali ed hanno esigenze specifiche. E ci hanno stimolato a farci produrre su richiesta del musicista, capace di soddisfare determinate e specifiche sonorità.

Durante la pandemia, costretti a stare chiusi, ci siamo dedicati alla sperimentazione di nuovi materiali e nuove tecniche di lavorazione: oggi produciamo tamburelli con cornici in ulivo, un azzardo rispetto al tradizionalissimo faggio, ma anche in rovere, noce, iroko africano, padouk. Abbiamo sperimentato anche sui tamburi tradizionali di Pizzica.

Lavoriamo in contatto con percussionisti locali come Federico Laganà, Sergio Pizza, Roberto Chiga e del calibro di Andrea Piccioni, Alfio Antico: grazie a loro proviamo a creare qualcosa di unico, capace di ampliare orizzonti musicali, realizzando sonorità variegate.

Parte così la nostra produzione di tamburelli accordabili, complessi da realizzare per via di un sistema di accordatura su pelli naturali, o con i chiavini, o con l’uso di una camera d’aria. Siamo gli unici al mondo a realizzare tamburelli con legno d’ulivo e questa specificità ci sta caratterizzando sul mercato internazionale: uno di questi lo abbiamo chiamato Xylella, per un fatto identitario e per un piccolo tributo agli alberi vittime.

di Mario Blasi


Ronda a San Rocco

Biagio Panico è un pezzo di storia di quel movimento salentino chiamato “Pizzica”. Inizia a trasmettere musica popolare dalle antenne di Radio Salento Popolare ad Andrano, suo paese di origine, negli anni ’80, in pieno revival e anni di riscoperta delle “musiche minori” ai tempi delle radio libere. Negli anni i suoi interessi spaziano dalla scoperta di suoni ancestrali del tamburello alla ricerca bibliografica praticata da appassionato con sete di conoscenza, dal ruolo di animatore culturale e fondatore dell’Associazione Novaracne, alla sperimentazione e ricerca di nuove soluzioni sui materiali e le differenti timbriche.

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