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domenica, Aprile 28, 2024

Il racconto di un ciclonauta: sulla via Appia Traiana da Faeto a Barletta

Il percorso del viaggio in bici lungo la Via Appia Traiana nel suo tratto pugliese da Faeto a Barletta per una lunghezza complessiva di 150 km circa.

Non è la stessa cosa. Sarà per l’assenza di barriere tra noi e il paesaggio, sarà per l’ipnotico movimento delle gambe sui pedali, sarà per la quasi totale assenza di rumore del nostro mezzo meccanico, sarà per l’ondata di endorfine liberate dal movimento fisico, ma l’emozione di un viaggio in bicicletta è unica e profonda. Aggiungete paesaggi dalla bellezza struggente e stradine secondarie immerse in una natura prodotta da sapienti mani contadine nel corso di millenni, aggiungete i saluti sorridenti delle persone che incontrate, e la magia è servita. Luoghi attraversati numerose volte in auto, che non riescono a penetrare l’abitacolo rimanendo perfettamente anonimi e sconosciuti, sbocciano di mille frutti profumati davanti ai sensi ipertrofici del perfetto ciclonauta che, lento, con gioia e sudore, conquista ad ogni pedalata i territori che gli si schiudono dinnanzi e la benevolente accoglienza delle comunità che attraversa.

Il mare di grano verde ai piedi del Subappennino Dauno.

In realtà il viaggio inizia molto prima. Il ciclonauta è un viaggiatore sognante e fragile che deve pianificare con cura i suoi percorsi: tracciati evocativi, punti di interesse, percorso migliore, dove mangiare (fondamentale per garantire il necessario rifornimento al nostro velocipede), dove dormire. E quindi studio delle carte topografiche, quelle di dettaglio che riproducono fedelmente tutte le caratteristiche dell’area attraversata, studio delle emergenze naturali e culturali presenti, scelta delle strutture dove mangiare e dormire. In pratica il viaggio rappresenta il momento conclusivo di un lungo e piacevolissimo percorso di conoscenza.

I boschi di faggi che ammantano i versanti del Subappennino Dauno visti da Faeto.

Uno dei primi viaggi, che ho avuto il piacere di realizzare con un gruppo di ciclonauti affiatati dell’associazione Fiab Maglie “Il ciclone”, si è svolto nel 2012 lungo un tratto pugliese della Via Appia Traiana, dal confine tra le regioni Puglia e Campania sino al mare. Un viaggio interminabile come i paesaggi che abbiamo attraversato ma in realtà costituito da tre tappe giornaliere che ci hanno portato da Faeto a Barletta, per un totale di circa 150 km. Il periodo scelto è stato il mese di maggio sia per le condizioni climatiche favorevoli ai viaggi in bicicletta sia perché la regione attraversata dà il meglio di sé in questo periodo.

Il bellissimo rosone a 11 raggi che orna la facciata della cattedrale romanica di Troia.

Il percorso scelto segue più o meno fedelmente il tracciato della Via Appia Traiana, una grande arteria di comunicazione costruita dall’imperatore Traiano tra il 108 e il 110 d.C. come variante della classica Via Appia che raggiungeva Brindisi via Taranto. La Via Appia Traiana, invece, entrata in Puglia in corrispondenza del Valico di San Vito (posto nel territorio di Faeto), toccava tra gli altri i centri di Aecae (l’attuale Troia), Herdonia, Canusium (Canosa), Barium (Bari) per proseguire lungo costa sino a Brindisi.

In epoca longobarda il tracciato costituiva un tratto della via Francigena ed era percorsa dai pellegrini diretti al santuario di san Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo, sul Gargano. All’epoca delle crociate, invece, fu percorsa da eserciti e fedeli in viaggio verso la Terra Santa.

Un dettaglio dei bellissimi grifoni policromi realizzati in marmo custoditi presso il Museo Archeologico di Ascoli Satriano (foto Maurizio Forte).

Il punto di partenza del nostro viaggio è Faeto, un piccolo paese posto a 820 metri di quota sulle pendici del Subappennino Dauno, in provincia di Foggia. Secondo la tradizione fu fondato nella seconda metà del XIII secolo da soldati provenzali di re Carlo d’Angiò; la lingua francoprovenzale dei fondatori ha tenacemente resistito allo scorrere del tempo ed è ancora parlata dalla piccola comunità locale.

Inforcate le nostre bici ci godiamo gli ampi boschi di faggio che hanno dato il nome al paese e ancora oggi lo abbracciano per raggiungere il tracciato della Via Appia Traiana in corrispondenza del valico di San Vito (quota 930 m). Abbandoniamo l’ampia visuale per affrontare la ripida discesa del Buccolo di Troia per giungere, ormai verso il tramonto, nell’omonima città. Troia è un paese posto a 439 m di quota, piccolo di 7000 anime, che deve la sua notorietà alla posizione sulla via Appia Traiana, ai quattro concili che vi si sono svolti tra XI e XII secolo e per la spettacolare cattedrale romanica del 1093 con la facciata ornata da un bellissimo rosone ad undici raggi. Parcheggiate le bici sui balconi di un albergo improbabile, ma provvidenziale, facciamo rifornimento gustando l’ottima gastronomia locale.

Il parco archeologico di Herdoniae, uno dei maggiori centri dauni dell’antichità, divenuto successivamente romano e posto sulla Via Appia Traiana.

Il secondo giorno ci dirigiamo verso sud lasciandoci alle spalle Troia poggiata sul suo cucuzzolo. Ci immergiamo per ore in un mare ondulato di grano verde mosso morbidamente dal vento, fino a superare prima il Torrente Cervaro (quota 207 m) e poi il Torrente Carapelle (quota 180 m). Da qui avvistiamo la ripida salita che ci permetterà di raggiungere Ascoli Satriano (425 m di quota) dopo un’ora di sofferenza.

Lo sforzo compiuto viene rapidamente dissolto dal gustoso e meritato panino che ci mette nel giusto umore per visitare incantati un museo ricolmo di oggetti bellissimi, tra cui due magnifici grifoni di marmo policromi. L’emozione è talmente forte che molti di noi torneranno più volte a visitare il museo con parenti ed amici. Prima di andare via riportiamo alla memoria quanto appreso nella preparazione al viaggio: il terremoto del 17 luglio 1361 che distrusse quasi per intero la città e l’attore Michele Placido che vi nacque il 19 maggio 1946.

Ci precipitiamo nella calda luce pomeridiana del Tavoliere delle Puglie verso il parco archeologico di Herdoniae, uno dei maggiori centri dauni dell’antichità, posto alla periferia sud-occidentale della moderna Ordona (120 m di quota). Divenuto romano ebbe un ruolo chiave durante la campagna annibalica; fu infatti più volte conquistato sia dai cartaginesi che dai romani, fino a quando Annibale trasferì definitivamente gli abitanti a Metaponto e a Turi.

Ormai è sera e troviamo accoglienza presso la foresteria del Santuario della Madonna Incoronata (quota 71 m), uno dei luoghi di culto più antichi della zona. Secondo la tradizione, infatti, la nascita del santuario risale all’XI secolo quando la Vergine apparve al conte di Ariano nella fitta foresta, in parte ancora oggi preservata, nei pressi del torrente Cervaro.

La terza e ultima tappa si distende nell’ampia pianura verdeggiante del Tavoliere delle Puglie. Per alcuni tratti la Via Appia Traiana viene ricalcata dai tanti tratturi della transumanza come il Tratturello Regio Ponte di Bovino, un rettilineo che ci conduce prima a Stornara (105 m di quota) e quindi a Cerignola (122 m di quota), già da tempo annunciata all’orizzonte dall’imponente mole della cupola del duomo, la cui costruzione venne ultimata nel 1919.

Dopo una visita veloce del centro storico, ci dirigiamo verso il fiume Ofanto attraversando un paesaggio morbido di vigneti infiniti sino a giungere all’antico ponte romano (quota 52 m) che permette l’attraversamento del corso d’acqua all’altezza di Canosa, importante città che ci lasciamo alle spalle per viaggi futuri. Seguiamo fiduciosi la sponda destra del fiume tra bellissimi uliveti per giungere in un assolato pomeriggio al Parco Archeologico di Canne della Battaglia (quota 59 m), toponimo ormai indissolubilmente legato alla storica battaglia tra Romani e Cartaginesi avvenuta nel 216 a.C., durante la seconda guerra punica. Qui, l’esercito di Cartagine, comandato con estrema abilità da Annibale, accerchiò con una manovra a tenaglia e distrusse quasi completamente l’esercito romano, numericamente superiore, guidato dai consoli Lucio Emilio Paolo e Gaio Terenzio Varrone. Fu una delle più gravi sconfitte subite dall’esercito romano nel corso della sua lunga storia.

Dopo la visita non ci resta che seguire l’odore del mare trasportato dalla brezza serale e dirigerci verso Barletta, meta finale del nostro viaggio. Attraversiamo la città e il pensiero velocemente riporta in primo piano la disfida che vide nella mattina del 13 febbraio 1503 la prima affermazione simbolica dell’orgoglio italiano contro la dominazione straniera. I pensieri si bloccano davanti all’enorme statua bronzea del Colosso apparso sul fianco sinistro della Basilica del Santo Sepolcro, molto probabilmente un reperto archeologico di fattura bizantina ritrovato a Ravenna intorno al 1231-32 e fatto trasportare dall’imperatore Federico II sin qui, sulla costa della sua amata Puglia.

Il ponte romano che permetteva alla Via Appia Traiana di attraversare il fiume Ofanto (Aufidus) nei pressi della città di Canosa (Canusium).

Il mare Adriatico è ormai davanti a noi, testimone silenzioso della conclusione del nostro viaggio. Ancora emozionati per l’esperienza appena vissuta smontiamo a malincuore dalle nostre bici e saliamo sul pullman che ci ricondurrà nella notte a casa. Lentamente le palpebre si abbassano accompagnandoci con dolcezza verso la percezione usuale della realtà. Non è la stessa cosa.

Barletta. Fine del viaggio.

Dedico questo articolo al ciclonauta Luca Tappi che ci ha donato tutta la sua vivacità durante questo viaggio e che purtroppo ci ha lasciato per sempre poco tempo fa.

A cura di Paolo Sansò

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