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venerdì, Maggio 3, 2024

Il Tratturo di Traiano: tempo di migrare

I tratturi sono un fascio di strade, mulattiere e sentieri che per secoli sono stati percorsi dai pastori che accompagnavano le greggi e le mandrie dai pascoli estivi in quota alle masserie di pianura dove svernare. Sono percorsi lunghi decine o centinaia di chilometri, vere e proprie traversate su scala interregionale. Ma sono anche vie più brevi, tratturelli e bracci di collegamento, oppure sentieri di monticazione verticale, che collegano i paesi di fondovalle agli alpeggi estivi in quota.

Il tratturo di traiano

Dopo aver percorso i grandi tratturi, le greggi provenienti dai pascoli estivi abruzzesi sciamavano nel Tavoliere alla ricerca della propria “locazione” invernale. Nelle masserie intorno a Canosa si stabilivano i pastori che provenivano da Palena e dagli altri paesi tra la Maiella e il Sangro. E così un reticolo di tratturelli e bracci collegava Canosa ai vicini centri di Montecarafa, Ruvo, Lavello, Minervino. Come ha fatto per le sue vestigia archeologiche, così il Comune di Canosa ha voluto valorizzare la “risorsa tratturi” ed è stato il primo comune pugliese a dotarsi di un Piano quadro dei Tratturi, come parte integrante del piano urbanistico generale.

Da questo progetto quadro è scaturito un intervento di recupero e valorizzazione del Braccio Canosa-Montecarafa, nel tratto che va dal Mausoleo Bagnoli al fiume Ofanto. Qui si svolge la nostra passeggiata. Per raggiungere il Tratturo si può uscire da Canosa scendendo dal colle per la Via Cerignola. Superato il passaggio a livello della ferrovia Barletta-Spinazzola, si può sostare per ammirare l’Arco Traiano (o di Varrone). L’arco è a un solo fornice ed è rivestito da una cortina in opus lateritium. Ieri era collocato sull’Appia Traiana (e sul tratturello Traiano), a separare la città dei vivi da quella dei morti, e rappresentava l’accesso onorario e monumentale alla città. Oggi l’arco è malinconicamente incorporato in un vivaio privato, mentre Traiana e tratturello sono stati sepolti dagli opifici della zona industriale. Raggiunta l’ex Strada statale 98 (rinominata Strada provinciale 231) si è subito a un bivio. All’altezza del km 70,600 si va a sinistra, imboccando la SP 3 “Salinelle”. Qui è il Mausoleo Bagnoli a imporsi prima all’attenzione. Si tratta di un grande monumento funerario a due piani, con il pianterreno coperto a botte e il piano superiore con tetto a doppio spiovente, secondo uno schema tipico delle tombe definite a podio o a tempio. Altri sepolcri sono nei pressi. Insieme ai suoi celebri ipogei, la “città dei morti” celebra i fasti della deductio ad inferos. Ma è ormai tempo di dedicarci al tratturo. Ed è sufficiente voltare le spalle al mausoleo e guardare verso l’Ofanto per apprezzare la striscia del tratturo che qui si fa ammirare in tutta la sua ampiezza. Una tabella informativa nell’area del vicino edificio documenta il lavoro di restauro e valorizzazione del tratturo realizzato dagli allievi del locale Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente. Ci avviamo sul tratturo, scegliendo tra la pista ciclabile asfaltata e la pedonale lastricata, evocativa della Via Traiana L’ingresso è segnalato come da tradizione dalle lettere RT (Regio Tratturo) impresse su moderni pilastri.

Si procede sul lungo rettilineo. L’orizzonte è segnato dal profilo del Monte Vulture. A sinistra è l’ampia fascia tratturale erbosa e cespugliosa, confinante con vigneti e frutteti. A destra è il canale scolmatore, parallelo alla trafficatissima strada moderna, erede dell’Appia romana. Ai lati del nostro percorso restaurato sono stati piantati alberi ed essenze tradizionali dei percorsi della transumanza. Incontriamo due successive aree di sosta e una terza al termine del percorso nei pressi del fiume e di una cava di ghiaia.

Siamo ormai in vista della gobba del ponte romano sull’Ofanto, un tempo punto di confluenza di numerosi tratturelli minori. Conviene salire sul ponte per ammirarne l’eleganza della struttura e poi scendere brevemente sulle rive del fiume per osservarne i quattro grandi piloni a forma di punta di lancia, le cinque arcate di diverse dimensioni e la platea di fondazione. Si può ora tornare indietro. Sullo sfondo sono i colli sui quali è adagiata Canosa. Al termine del piacevole tracciato ritroviamo il Mausoleo Bagnoli e le vie d’accesso alla città.

A cura di Carlo Finocchietti

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