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venerdì, Aprile 19, 2024

La cripta del Crocefisso a Ugento

Tra i monumenti rupestri salentini una visita approfondita, quanto ricca di fascino, deve proporsi per la cripta denominata “del Crocefisso”, nelle immediate vicinanze di Ugento (sul bivio Ugento-Casarano, poco distante da un’ antica area tombale e da un antico villaggio rupestre, probabilmente di epoca romana). La cripta si rivela di notevole interesse, sia per l’oggettiva importanza storica, sia per la presenza di preziose testimonianze pittoriche e iconografiche, oltre ad offrire una volta affrescata, tanto originale, quanto suggestiva. La struttura risale, con tutta probabilità, all’epoca della diffusione del monachesimo italo-greco, le cui testimonianze risultano diffuse in tutto il Salento. Alla cappella ipogea, oggetto di interventi in epoche diverse, si accede da un portale cinquecentesco. L’impatto visivo, una volta entrati, è immediato. Sulla sinistra si può ammirare un affresco raffigurante un’Annunciazione (probabilmente collocabile nel XII° secolo), che colpisce l’attenzione per le dimensioni importanti della figura della Vergine, rispetto a quelle minime dell’Arcangelo.

Scudi sul soffitto ipogeo

Nella cripta le raffigurazioni della Vergine sono però diverse: infatti un altro dipinto, collocabile nel XIII° secolo, raffigura la cosiddetta vergine Eleusa o “della tenerezza”. La Madonna viene qui raffigurata con un’espressione malinconica, in atteggiamento materno, mentre il Bambino, in braccio, si stringe al suo manto. La raffigurazione è semplice, ma di notevole intensità.

Datati al secolo XIV risultano gli altri affreschi. In particolare l’immagine del Cristo Pantocratore, un’immagine di San Nicola, un’altra, raffigurante S. Michele, un’iscrizione greca, una presentazione di Gesù al Tempio. Particolare interesse, però, suscitano altri dipinti. In particolar modo un affresco raffigurante un’altra Madonna con Bambino (Odigitria in trono). Qui la Vergine si presenta con un giglio nella mano destra, simbolo di purezza, ma che potrebbe anche richiamare il periodo di realizzazione, durante il regno angioino. Nell’immagine il Bambino, tenuto con il braccio sinistro, e la Madre guardano verso l’osservatore. Il Bambino presenta all’orecchio sinistro un orecchino costituito da un anello con una croce, che ricorda molto l’Ankh (☥) detta anche croce ansata o chiave della vita, antico e sacro simbolo egizio.

Madonna con Bambino

Altro affresco di indubbia particolarità è quello della crocefissione presente sull’altare, posto alla sinistra dell’entrata. Nel dipinto il Cristo in croce, affiancato dai due ladroni, ormai morto e con gli occhi chiusi, è vegliato, ai piedi della croce, da S. Giovanni, nel gesto di preghiera alla sua sinistra ed alla sua destra da  Maria Maddalena. Mentre Giovanni guarda al Cristo, Maddalena lancia un’occhiata all’osservatore, stringendosi tra le mani i  capelli. Infine un vero caleidoscopio rivela la volta affrescata.Ci si trova di fronte ad un continuo alternarsi di scudi templari (in numero di 29) e di scudi teutonici (in numero di 18) e una sola croce di Gerusalemme, tutti, inframmezzati da figure di animali fantastici e da dischi rossi, legati tra loro da quelli che sembrerebbero, ictu oculi, dei fili con nodi che ricordano il cosìddetto “nodo d’amore”.

La presenza dei simboli templari e teutonici richiama i due Ordini cavallereschi, presenti in Puglia nel medioevo ed all’epoca della realizzazione della cappella. In particolare risultano documentati possedimenti dei Cavalieri teutonici in territorio di Ugento.

Esterno cripta

Anche la presenza nella cripta di diverse immagini della Vergine richiamerebbe i Teutonici, la cui patrona era proprio la Vergine. Quanto alla presenza, anche in numero superiore, di croci templari, questa di per se stessa non porterebbe a considerare l’Ordine quale originario committente della cappella. Sembrerebbe, infatti, che all’epoca i Templari non avessero proprietà o concessioni in territorio di Ugento, a meno che non si voglia considerare proprio la cripta come tale e risalente in origine ai Templari (la presenza della Maddalena potrebbe far propendere per tale ipotesi).

Studiosi, tra i quali il prof.  Houben , ritengono che il legame  tra scudi templari e scudi teutonici   possa spiegarsi  come un richiamo  all’Ordine templare,  dal quale i teutonici avrebbero mutuato sia l’abito che la regola.

Altare e affresco raffigurante S. Nicola

Va però osservato che, successivamente allo scioglimento dell’Ordine rossocrociato, nei primi anni del XIV secolo, i beni templari passarono ai Cavalieri di San Giovanni e in Puglia ai Teutonici ed il collegamento rappresentato dai legami richiamati potrebbe portare a tale conclusione, ma si tratta di ipotesi. La cripta, che fu oggetto di restauro alcuni anni fa, abbisogna di ulteriori interventi di manutenzione e conservazione, stante il rischio evidente per gli affreschi, legato all’umidità. Certamente sarà oggetto di auspicabile intervento, stante la indiscutibile importanza del monumento per il patrimonio storico e culturale.


 BIBLIOGRAFIA Minima

A.Medea: Gli affreschi delle cripte eremitiche pugliesi. Roma 1939

N.Lavermicocca: I misteri delle grotte dipinte. Bari 2001

H.HoubenTemplari o teutonici? A proposito degli scudi crociati nella cripta del Crocefisso di Ugento, in Atti del primo Convegno Nazionale del Laboratorio di Studi templari per le Province meridionali (Pavalon) Mesagne 1999

G.Gabrieli: Inventario topografico e bibliografico delle cripte eremitiche di Puglia. Roma 1936

M.Falla CastelfranchiInfluenza bizantina nel Salento. La pittura monumentale. Galatina 2001

M.D’EliaAggiunte alla pittura pugliese del tardo medioevo. La cripta del Crocefisso di Ugento. In Studi dii storia dell’arte in onore di Ugo Procacci. Milano 1977

G.CurziLa pittura dei templari.  Milano 2002


 A cura di Giovanni Bellisario

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