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venerdì, Aprile 19, 2024

La ciclovia 550, da Taranto a S. Maria di Leuca

Sulle tracce dell’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg  

Il percorso della 550 – la ciclovia eroica del Salento parte da Taranto per raggiungere dopo circa 200 km Santa Maria di Leuca, toccando luoghi salentini legati in qualche modo alla figura dell’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg.

Nel 2018 l’associazione Fiab Maglie IL CICLONE onlus è stata invitata dall’Archeoclub di Copertino a realizzare un viaggio in bicicletta sui luoghi della penisola salentina in vario modo legati alla figura dell’eroe albanese Giorgio Castriota Skanderbeg, nell’anniversario dei 550 anni dalla morte. L’occasione era sicuramente ghiotta perché i viaggi in bici di più giorni in completa autonomia sono tra le attività più gradite ai soci e agli amici dell’associazione. Questo probabilmente perché viaggiare in bici lungo tranquille stradine secondarie alla scoperta dell’immenso patrimonio naturale e culturale della nostra regione è una esperienza unica ed esaltante. Inoltre il fil rouge che avrebbe dovuto legare insieme le località raggiunte dalla ciclovia era quanto mai interessante.

L’interno del Santuario rupestre della Madonna delle Grazie a San Marzano di San Giuseppe, il centro più importante dell’Albania tarantina.

Giorgio Castriota Skanderbeg è l’eroe nazionale albanese che nel XV secolo fu strenuo difensore dell’indipendenza albanese contro l’invasione ottomana. Con un esercito di forza e consistenza decisamente ridotta riuscì a contenere l’offensiva ottomana sbarrando la strada verso l’invasione dei paesi europei per circa 25 anni, dal 1443 sino alla morte avvenuta per febbre violenta il 17 gennaio 1468. Skanderbeg fu fedele alleato della corona aragonese e del Papa che lo definì “Athleta Christi” e ”Defensor Fidei” per la sua strenua difesa della civiltà cristiana. Tra il 1461 e il 1462, approfittando di un breve tregua nella guerra contro i Turchi, Skanderbeg si recò in Italia per portare aiuto al re di Napoli, Ferdinando, in lotta con Giovanni d’Angiò, pretendente al trono, e con Gian Antonio Orsino, principe di Taranto. Sbarcato a Barletta, egli combatté valorosamente contribuendo alla vittoria finale di Ferdinando sugli angioini.

Non c’è quindi da stupirsi se alla morte di Giorgio, la vedova Andronica Arianiti Comneno trovò riparo in Italia presso la corte del re di Napoli. Il giovane figlio Giovanni (1455 – 1505) fu infeudato delle terre di S. Giovanni Rotondo e Monte S. Angelo in Capitanata, poi permutate con il ducato di S. Pietro in Galatina e la contea di Soleto, in provincia di Lecce.

Il busto in bronzo di Giorgio Castriota Skanderbeg a San Marzano di San Giuseppe.

In seguito alla morte dell’eroe nazionale albanese e alla progressiva conquista dell’Albania e, in generale, di tutti i territori dell’Impero Bizantino da parte dei turchi-ottomani, numerose comunità albanesi si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII secolo. Gli arbëreshë, ossia gli albanesi d’Italia, detti anche italo-albanesi, conservano gelosamente la propria cultura determinata da elementi caratterizzanti, che si rilevano nella lingua, nella religione, nei costumi, nelle tradizioni, negli usi, nell’arte e nella gastronomia.

La chiesa di Santa Maria di Casole, posta nella campagna lungo la strada provinciale che collega Copertino a Nardò. Attorno alla chiesa, che faceva parte del casale medievale di Casole, si notano ancora i resti del convento che la circondavano. La chiesa fu ristruttura nel XVI secolo da Giovanni Castriota Scanderbeg.

La ciclovia 550 unisce Taranto al Capo di Leuca per complessivi 200 km, toccando in un percorso lineare i principali luoghi della penisola salentina in vario modo legati alla figura del mitico eroe albanese. La ciclovia sfrutta la diffusa e fitta rete di stradine secondarie che innerva la nostra regione e che permette di viaggiare in bicicletta in tranquillità e sicurezza. La ciclovia può essere agevolmente compiuta in tre tappe giornaliere di 65 km circa ciascuna: Taranto – Porto Cesareo, Porto Cesareo – Maglie, Maglie – Santa Maria di Leuca.

La prima tappa attraversa l’Albania tarantina, un’area posta a est di Taranto comprendente 14 paesi fondati o rifondati da comunità albanesi, raggiungendo il suo centro principale S. Marzano di S. Giuseppe (Shën Marcani in arbëreshë), fondato nell’epoca di Skanderbeg. Con poco meno di diecimila abitanti è il comune arbëreshë più grande in Italia ed è l’unico comune del Salento in cui si conserva l’antica parlata albanese. Obbligatoria la visita al Santuario rupestre dedicato alla Madonna delle Grazie ubicato alla periferia del paese.

L’affresco della Madonna con Bambino presente all’interno del Santuario rupestre della Madonna delle Grazie a San Marzano di San Giuseppe. All’affresco fu attribuito un significato miracoloso diventando per questo l’oggetto di fervore religioso.

Lo splendido santuario di origini bizantine si affaccia su una suggestiva incisione fluviale (lama) caratterizzata dalla presenza di molte grotte di varie dimensioni che si aprono sui suoi ripidi versanti. La chiesa ipogea è stata caratterizzata da diversi periodi di costruzione: il primo fino al secolo XV con la dedicazione a San Giorgio, il secondo dal XVI ai nostri giorni dedicato alla Madonna delle Grazie. L’elemento principale è l’affresco della Vergine con Bambino al quale fu attribuito un significato miracoloso diventando per questo oggetto di fervore religioso.

La seconda tappa ha il suo maggiore punto di interesse a Copertino, una città conquistata alla fine del XV secolo dagli Aragonesi con l’aiuto di alcuni cavalieri albanesi. Nel 1498 la contea di Copertino fu concessa ai signori albanesi Castriota Granai in segno di gratitudine per l’aiuto prestato. Con la loro presenza, durata per quasi tutta la prima metà del Cinquecento, Copertino visse il periodo più aureo della sua storia.

La Tenuta Samali, posta sulla strada provinciale SP 114 Copertino – Sant’Isidoro, è proprietà della famiglia Scanderbeg da ben 400 anni.

A Giovanni Castriota Granai si deve infatti la ristrutturazione del complesso monastico di Casole, affidato ai Minori osservanti. Nell’area si era sviluppato un primo insediamento prima dell’anno Mille ad opera di monaci basiliani mentre la chiesa viene attestata per la prima volta nella seconda metà del ‘200. La chiesa si presenta esternamente con aspetto sobrio in pietra locale con facciata a capanna, due ali laterali e sul portale d’ingresso una lunetta con affresco della Vergine tra San Francesco e Sant’Antonio. L’interno, diviso in tre navate, ha una copertura a volta nella navata principale, realizzata nel 1668, e a crociera costolonata in quelle laterali. Elementi peculiari sono gli altari, alcuni lacerti degli affreschi nelle navate laterali che rappresentano scene della vita francescana e un coro con tre nicchie per lato. Dal 1809, con il decreto di soppressione degli ordini mendicanti, la struttura iniziò la sua decadenza. Alfonso, fratello di Giovanni e generale di Carlo V, ampliò e fortificò la cinta muraria della città mentre a ridosso della chiesa Matrice fondò il Monastero di Santa Chiara il cui badessato fu retto fino al Settecento da appartenenti alla famiglia Castriota. Sempre ad Alfonso si deve l’ampliamento del vecchio maniero angioino che affidò all’architetto militare Evangelista Menga. Con la scomparsa di Antonio (1549), ultimo discendente maschio di Alfonso Castriota, la contea di Copertino passò alle dipendenze del Viceregno spagnolo che nel frattempo aveva scalzato la dinastia aragonese. Altro importante legame della famiglia Castriota con la terra di Copertino è costituito dalla Tenuta Samali, posta sulla strada provinciale SP 114 per Sant’Isidoro, rimasta in proprietà della famiglia per ben 400 anni.

Il portone d’ingresso al Castello Castriota-Scanderbeg di Galatina. Il Castello, d’impianto quattrocentesco, fu dimora della principesca famiglia di origine albanese. Tra Sei e Settecento fu residenza degli Arcivescovi di Otranto e dei Sanseverino, degli Spinola e dei Gallarati Scotti. Fu oggetto nei sec. XVIII e XIX di importanti rifacimenti, con demolizione delle antiche torri e costruzione, in adiacenza all’originario corpo quattrocentesco, della splendida ed imponente terrazza che domina piazza S. Pietro.

Proseguendo verso Maglie si raggiunge quindi il Castello di Galatina, d’impianto quattrocentesco, che fu dimora della principesca famiglia Castriota Scanderbeg sino al 1561. Tra Sei e Settecento il castello fu residenza degli Arcivescovi di Otranto e dei Sanseverino, degli Spinola e dei Gallarati Scotti. Nel XVIII e XIX secolo il castello subì di importanti rifacimenti, con demolizione delle antiche torri e costruzione, in adiacenza all’originario corpo quattrocentesco, della splendida ed imponente terrazza che domina piazza S. Pietro.

Una breve pausa per osservare la splendida facciata del Castello dei Monti di Corigliano d’Otranto permette di identificare tra i tanti bassorilievi che ritraggono personaggi storici famosi proprio l’eroe nazionale albanese. Un’ultima interessante sosta nella vicina Melpignano permette di visitare il Palazzo Marchesale, edificato nel 1636 sui resti di un vecchio castello su iniziativa di Giorgio Castriota-Scanderbeg così come si legge nella lunga epigrafe presente sulla facciata principale. Per la costruzione del palazzo il Castriota si affidò all’architetto Francesco Manuli, artefice di alcune soluzioni architettoniche tipicamente rinascimentali.

La splendida facciata del Castello de Monti di Corigliano d’Otranto. Il castello, a pianta quadrangolare, fu totalmente ristrutturato dalla famiglia De Monti, feudatari dell’area nel Quattrocento, probabilmente su una precedente struttura di età medievale. Fu dotato di possenti mura bastionate e di quattro torrioni cilindrici ai lati, ciascuno dedicato ad un Santo. La struttura fu poi trasformata in palazzo ducale dalla famiglia Trane che nel XVII secolo dotò la facciata di un bellissimo apparato barocco costituito da figure allegoriche, finestre e da un fastoso balcone decorato con numerose statue.

La terza tappa lascia Maglie per tuffarsi nel cuore più profondo del Salento. Dopo aver toccato il palazzo Mariglia Castriota Scanderbeg di Ruffano, prosegue infatti verso il Capo di Leuca per raggiungere Gagliano del Capo. Nel 1495 Gagliano fu concessa da Ferdinando di Aragona alla famiglia Castriota Scanderbeg, i cui discendenti abitarono nel castello di Gagliano situato accanto alla Chiesa Parrocchiale. Merita una visita la Chiesa di San Francesco di Paola, annessa al convento dei Minimi.

L’edificio fu realizzato nel 1613 sulle fondamenta di una chiesa quattrocentesca di rito greco dedicata a Sant’Elia. Il nuovo edificio fu voluto da Giovanni Castriota Scanderbeg (1551-1621), barone di Gagliano. Dal 1809 al 1871 il complesso conventuale fu abbandonato e la chiesa fu utilizzata come pubblico cimitero fino al 1867, in sostituzione delle fosse carnarie della chiesa matrice di San Rocco. Fu riaperta al culto nel 1871 e per l’occasione fu realizzato lo stupendo pavimento maiolicato.

Il nostro percorso trova la sua logica conclusione lì dove finisce la terra, presso il Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae di Leuca.


550 – la ciclovia eroica del Salento, sfruttando la sorprendente capacità della bicicletta di immergersi nei paesaggi attraversati, fa scorrere lentamente davanti ai nostri occhi un pezzo interessante della storia del territorio salentino così come raccontato dai numerosi siti di interesse culturale presenti lungo il percorso.


550 – la ciclovia eroica del Salento è stata percorsa per la prima volta da un nutrito gruppo di soci di Fiab Maglie IL CICLONE OdV nel settembre 2018. La magnifica esperienza è stata sintetizzata in un video disponibile liberamente al seguente link:

 https://fiabmaglie.wordpress.com/2018/10/21/la-via-eroica-del-salento-il-video/


a cura di Paolo Sansò

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